Storia dell’Etiopia
L’Etiopia, o Abissinia[1], come per molto tempo il Paese venne conosciuto all’estero, è la regione più grande del Corno d’Africa, avendo una superficie di 1.127.127 kmq. Essa confina a nord e a nord est con l’Eritrea, a est con il piccolissimo stato del Gibuti, a sud-est con la Somalia, a sud con il Kenia e ad ovest con il Sudan. L’Etiopia è anche l’unico Stato del Corno a non avere uno sbocco sul mare, essendone stata privata con l’indipendenza dell’Eritrea.
Attualmente, l’Etiopia è una Repubblica federale composta da nove regioni autonome e due centri amministrativi ed ah una popolazione complessiva di poco superiore agli ottanta milioni di abitanti.
Il nome Etiopia, come gran parte della toponomastica relativa all’Africa, è di origine straniera. Etiopia deriva da un’espressione greca il cui significato era “faccia bruciata”. Infatti, nell’Antica Grecia una persona “nera” era definita come “etiopica”. In effetti, per molto tempo il termine Etiopia non designò lo stato attuale con il quale noi usiamo oggi denominarlo. Nelle raffigurazioni dei geografi del I sec. d.C., l’Africa era divisa sommariamente in tre parti: Egitto, Libia ed Etiopia. In particolare, il termine Etiopia veniva impiegato per descrivere il continente nella sua interezza, o quantomeno per l’Africa sub sahariana, l’Africa nera (Calchi Novati, Valsecchi, 2005). Pure nel Medioevo e fin nella prima età moderna si hanno tracce di un significato più estensivo del nome Etiopia. Il declino dell’uso di Etiopia per definire tutto il continente africano inizia con le esplorazioni europee del XV secolo e l’entrata in uso del termine Nigritia, dal latino niger (ibidem).
All’interno del Paese, invece, solo verso la fine del IV secolo gli Axumiti iniziarono a identificare il loro paese come Etiopia. L’adozione di questo nome proseguì anche nella traduzione della Bibbia in Ge’ez.
Già ad un primo sguardo preliminare, l’Etiopia accoglie al suo interno una grande eterogeneità morfologica, climatica e di popolazioni (cui si accompagna un’inevitabile varietà di lingue parlate) che rende problematico lo sviluppo di un discorso coerente e unitario sul Paese. Tuttavia, una divisione schematica degli aspetti salienti costitutivi, ci permetterà di evidenziare quelle che sono le caratteristiche geografiche e demografiche più importanti, prima di addentrarci nel discorso della lunga formazione storica.
[1] L’appellativo sembra derivare dal nome di una tribù semitica che occupò il paese in epoca pre-cristiana, Habashat. Da qui deriva anche il termine Habesha che, in senso stretto, si riferisce ai gruppi di lingua semitica, in particolare agli Amhara e ai Tigrini che hanno storicamente dominato la politica del paese, ai Garage e altre piccole comunità, come gli Harari dell’Etiopia orientale. Attualmente il termine habesha è utilizzato per designare tutti gli etiopi e gli eritrei, mentre il termina Abissinia rimanda alle province nord-occidentali dell’Amhara e del Tigray, e dell’Eritrea centrale.