Questa è la nostra storia di Natale. Un post scritto nel luglio scorso per far conoscere una realtà etiope e dare la possibilità di avere una vetrina in Italia. Un’azienda italiana che intravede una possibilità commerciale, la esplora e conclude un accordo. Non cambierà il mondo, ma se anche solo una famiglia avrà garantite condizioni di vita migliori, per noi di Alley Oop sarà un traguardo importante. Grazie a Micaela Cappellini che ha saputo vedere e raccontare questa storia, che oggi è sulla prima pagina del Sole 24 Ore.

Sorgente: Micaela Cappellini, Il Teff dell’Etiopia trova un compratore grazie ad Alley Oop, 27 dicembre 2019.

Un progetto di microcredito per sostenere i villaggi etiopi.

L’Etiopia è uno dei paesi più poveri del Continente africano: su oltre 100 milioni di persone, il 30% della popolazione vive in condizioni di estrema povertà, e i suoi abitanti devono affrontare quotidianamente diversi problemi, come carenza di cibo, un alto tasso di mortalità infantile e analfabetismo. Ed è in questo contesto che si è sviluppato un particolare sistema di “microcredito al femminile” per sostenere le famiglie dei vari villaggi sparsi nel paese che si basa interamente sulla distribuzione di capre, un animale che rappresenta una vera e propria fonte di ricchezza, oltre che di sostentamento.

Continua a leggere qui: Renato Paone, In Etiopia le donne capovillaggio combattono la povertà con le capre, 5 febbraio 2018.

«Rispettare il diritto all’uguaglianza delle donne». E’ la regola numero uno, il principio cardine che anima i 500 abitanti di Awra Amba. Nessuno di loro sa cosa significhi #metoo, chi siano Asia Argento o Catherine Deneuve. Lontano dai riflettori, da quasi cinquant’anni questa comunità riscrive la storia dell’Etiopia e delle sue donne. Perché qui, tra campi di tef e tradizioni inossidabili, parlare di gender equality significa essere presi per pazzi. O molto peggio. Il primo a farne le spese fu il fondatore della comunità, Zumra Nuru. Di lui rimangono impressi gli occhi tristi e visionari, sormontati da un copricapo verde accesso. Si dice che a sei mesi camminasse, a due anni discutesse di religione, a quattro avesse formulato i principi della sua futura comunità. Di certo c’è che nel ’72 diede vita a un esperimento sociale che negli anni è diventato l’Utopia africana.

Continua a leggere qui: Carlo Marsilli, Lavoriamo insieme e insieme ci occupiamo dei nostri figli: la rivoluzione di Awra Amba (Etiopia), 7 febbraio 2018

Zahara Marley Jolie-Pitt è molto fortunata. Angelina Jolie si è pazzamente innamorata di questa bambina di sei anni con i grandi occhi scuri, e l’ha portata via dall’orfanotrofio di Addis Abeba proprio nel 2005, quando lei aveva 6 anni.

Secondo le fonti dell’adozione, l’attrice era convinta che Zahara fosse un’orfana dell’AIDS, come aveva dichiarato la nonna. Qualche anno dopo la notizia dell’adozione, però, la madre biologica di Zahara venne a galla e rilasciò un’intervista in cui spiegò che fu costretta a lasciarla in una struttura quando la piccola si ammalò gravemente.

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Sin dai tempi di “Lara Croft: Tomb Raider”, Angelina Jolie ha aperto gli occhi sul terzo mondo, attivandosi in prima persona per contribuire ad alleviare le sofferenze di chi è stato meno fortunato di lei.

Nel 2015, l’attrice ha aperto il Zahara Children’s Center, un centro per accogliere, curare ed educare i bambini che soffrono di HIV e di tubercolosi. La struttura sorge a Sebeta, in Etiopia, ed è solo una delle moltissime attività – gestite dalla Global Health Committee – che Angelina Jolie ha finanziato in Africa.

Sorgente: Angelina Jolie: viaggio in Etiopia per festeggiare Zahara

Prevede uno stanziamento iniziale di 900.000 euro per i prossimi cinque anni, il progetto per promuovere l’imprenditoria femminile e giovanile in Etiopia lanciato nei giorni scorsi dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale (UNIDO), a margine del Forum internazionale sull’agro-industria svoltosi la settimana scorsa ad Addis Abeba.

Sorgente: Lanciato progetto UNIDO per imprenditoria femminile e giovanile in Etiopia | Africa e Affari

L’Etiopia è tra i primi produttori mondiali di fiori freschi, che quotidianamente raggiungono l’Olanda e il resto d’Europa. Gran parte dei fiori che troviamo nelle nostre strade vengono dalle serre etiopi. E lo stipendio mensile di chi lavora nelle serre è pari all’incirca al costo di un mazzo di fiori.Per conoscere meglio questa realtà, proponiamo questa rassegna di studi e documenti.

Sorgente: Donne, fiori e diritti in Etiopia

La storia di Alem è quella che in Etiopia conosciamo tutti troppo bene. La ragazza rurale o la donna gravata dalla responsabilità di prendersi cura della sua famiglia o è immischiata per la passione per l’auto-sviluppo, che nella realtà umile della sua piccola comunità rurale non può permettersi. E così il viaggio che richiede a se stessa di liberarsi della sua lingua, la religione, la cultura, il nome, la famiglia e tutto ciò che è familiare diventa molto più allettante.

Sorgente: La moderna schiavitù delle donne etiopi | AFRICAN VOICES

Il film, scritto e diretto da Zeresenay Berhane Mehari, racconta del cambiamento di un Paese in cui è in atto una lenta e sanguinosa trasformazione per il raggiungimento dell’uguaglianza di diritti tra uomo e donna, e lo fa raccontando la storia vera di Hirut

Sorgente: Difret, Angelina Jolie produce un film sui (non) diritti delle donne in Etiopia – Il Fatto Quotidiano

Un Paese ancora povero ma in rapidissima crescita. Con un passato glorioso e un futuro di speranza. Basata soprattutto sulla forza della popolazione femminile: che sta ribaltando millenni di sottomissione

Sorgente: La forza dell’Etiopia nelle braccia delle donne – l’Espresso

Israele, “la più grande democrazia del Vicino Oriente”, come viene definita dai Paesi occidentali e dai media embedded, “sterilizza” le donne etiopi. È quanto affermato dal quotidiano israeliano Haaretz, nella sua edizione del 12 dicembre 2012 (http://www.haaretz.com/opinion/israel-s-ethiopians-suffer-different-planned-parenthood.premium-1.484110#) riferendosi alla situazione degli immigrati etiopi riconosciuti come ebrei da Tel Aviv, i cosiddetti “falascia”.

Sorgente: ISRAELE “STERILIZZA” LE DONNE ETIOPI