Lo scontro tra il governo federale etiope e il Fronte di liberazione del Tigrè (TPLF), il partito che domina la regione del Tigrè e che è in conflitto con il governo centrale, si è ulteriormente aggravato. Le autorità etiopi sostengono che ci siano stati attacchi diretti a due aeroporti di una regione confinante, avvenuti con l’impiego di due razzi.

Sorgente: In Etiopia le forze del Tigrè hanno attaccato due aeroporti.

È la guerra che non ci aspettavamo, o comunque non in un paese il cui primo ministro ha ricevuto l’anno scorso il premio Nobel per la pace. Questo paese è l’Etiopia, secondo stato più popoloso dell’Africa con più di cento milioni di abitanti e considerato come un modello di un ritorno alla vita democratica.

Il 4 novembre il primo ministro Abiy Ahmed ha lanciato un’offensiva militare contro le autorità dello stato federale del Tigrai, nel nord del paese. L’11 novembre Abiy ha annunciato che l’esercito nazionale ha riportato una vittoria totale.

Questa rivendicazione è impossibile da verificare, perché la regione del Tigrai è tagliata fuori dal mondo. Le comunicazioni sono interrotte e i giornalisti non sono graditi. Un indizio arriva però dal bilancio pesantissimo, soprattutto tra i civili.

Secondo Amnesty international nella notte tra il 9 e il 10 novembre centinaia di civili sono stati massacrati a colpi di machete nella località di May Kadra, nella regione del Tigrai. Testimonianze raccolte dall’organizzazione riferiscono però che le vittime non apparterrebbero all’etnia locale, ma ad altre etnie etiopi, e sarebbero state uccise dai miliziani tigrini per vendetta.

Continua a leggere qui: In Etiopia una guerra brutale per scoraggiare le secessioni – Pierre Haski

“Scores and probably hundreds” of civilians have been massacred in the growing conflict in Tigray in northern Ethiopia, Amnesty International says.

Witnesses blamed forces loyal to the Tigray People’s Liberation Front (TPLF) for Monday’s killings but Tigrayan officials have denied that pro-TPLF troops were involved.

Fighting between government forces and the TPLF broke out last week.

Getting information is hard, with phone lines and the internet down.

Sorgente: Ethiopia’s Tigray crisis: ‘Civilians massacred’, says Amnesty International

Numeri alla mano, di certo non possiamo dire o pensare che la pandemia abbia indebolito la Cina. Nel 2021, il PIL cinese aumenterà quasi dell’8%

Il gigante asiatico ha prestato all’Africa in dieci anni circa 200 miliardi. La maggior parte di questi prestiti sono andati ad Angola, Zambia, Congo, Sudan, Kenya, Etiopia e Camerun. Solo poco più dell’1,5% di questa somma è stato destinato a istruzione, sanità e investimenti immediatamente utili al benessere della popolazione. Il resto è stato versato in blocco per – guarda caso! – trasporto, energia ed estrazione. Secondo l’autorevole fonte del report Bond, Bills and ever bigger Debts, l’Africa Confidential, lo Zambia, nell’incapacità di pagare il debito contratto, s’è vista costretto a trattare la cessione della propria società elettrica alla Cina. Oggi, lo Zambia, è il primo paese al mondo sul punto di dichiarare default a causa della pandemia. E il suo creditore incalza.

Sorgente: Cina, unico paese a crescere nonostante il Covid-19

(…) Molti in questi giorni sottolineano il paradosso che l’uomo premiato con il Nobel per la pace nel 2019 per aver messo fine a un conflitto ventennale con la vicina Eritrea oggi porti la guerra nel suo stesso paese.

In realtà nel corso degli ultimi mesi non sono mancati gli episodi che hanno messo in evidenza come l’elezione di Abiy Ahmed a primo ministro nel 2018 e le politiche che ha adottato da allora abbiano fatto saltare tutta una serie di delicati equilibri politici e tra le etnie (cristallizzati nel federalismo su base etnica sancito dalla costituzione del 1995), approfondendo delle fratture che oggi minacciano la tenuta del paese.

L’omicidio del cantante e attivista oromo Hachalu Hundessa e la strage di civili nel distretto di Guliso all’inizio di novembre sono solo due esempi recenti di come le rivalità intercomunitarie e sociali stiano lacerando il paese. (…). 

Continua a leggere qui: L’Etiopia sull’orlo di una guerra civile – Francesca Sibani

Questa è la nostra storia di Natale. Un post scritto nel luglio scorso per far conoscere una realtà etiope e dare la possibilità di avere una vetrina in Italia. Un’azienda italiana che intravede una possibilità commerciale, la esplora e conclude un accordo. Non cambierà il mondo, ma se anche solo una famiglia avrà garantite condizioni di vita migliori, per noi di Alley Oop sarà un traguardo importante. Grazie a Micaela Cappellini che ha saputo vedere e raccontare questa storia, che oggi è sulla prima pagina del Sole 24 Ore.

Sorgente: Micaela Cappellini, Il Teff dell’Etiopia trova un compratore grazie ad Alley Oop, 27 dicembre 2019.

È scomparsa a inizio novembre, ma la notizia è stata diffusa successivamente. Bogaletch ‘Boge’ Gebre, scienziata e attivista che, parole dell’Independent «ha dato il via alla ribellione delle donne etiopi», se n’è andata dopo aver combattuto una vita intera contro le discriminazioni di genere, culturalmente accettate nel suo Paese. E sperimentate, dolorosamente, sulla sua stessa pelle. Ecco chi era questa figura, molto importante per tutto il movimento femminista africano.

Sorgente: Boge Gebre, femminista ribelle d’Etiopia

Mercoledì 20 novembre, in Etiopia si sono aperte le urne per un referendum per determinare se il gruppo etnico, i Sidama, avrà il suo Stato. I risultati finali della votazione saranno annunciati una settimana dopo il 27 novembre.

Sorgente: Etiopia: i Sidama e il referendum per l’indipendenza — L’Indro

Sono almeno 78 le persone uccise in una ondata di proteste esplosa in Etiopia la scorsa settimana. Lo ha detto Billene Seyoum, la portavoce del primo ministro etiope Abiy Ahmed. (ANSA)

Sorgente: Disordini in Etiopia, 78 persone uccise – Africa

In Italia il racconto pubblico sull’Africa si basa soprattutto su stereotipi. Avete mai visto su un TG italiano una notizia “africana” in chiave positiva? La ricerca che Amref presenta, offrendo un meraviglioso strumento di correzione e ripensamento per noi comunicatori conformisti della tv, va ben oltre i TG, scoprendo che ogni segmento del racconto televisivo è intessuto di (in)consapevoli luoghi comuni, magari a fin di bene. Ed è forse la cosa peggiore.

Sorgente: Africa Mediata | Amref