Ibisasu bya rokete byarasiwe mu karere ka Tigray ko mu majyaruguru ya Ethiopia birenga umupaka bigwa mu murwa mukuru wa Eritrea, nkuko ibitangazamakuru byaho n’abahagarariye ibihugu by’amahanga babivuga.

Humvikanye ibiturika mu murwa mukuru Asmara ubwo ibisasu bya rokete byinshi byagwaga mu nkengero y’uyu mujyi, ariko nta makuru yahise atangazwa y’abakomeretse.

Ishyaka riri ku butegetsi muri leta ya Tigray – iri mu ntambara na leta ya Ethiopia – ryari ryakangishije ko rizagaba igitero kuri Eritrea.

Mbere yaho, ingabo zo muri iyi leta zari zarashe ibindi bisasu bya rokete mu kandi karere ka Ethiopia.

Sorgente: Rokete ‘zarasiwe mu karere ko muri Ethiopia’ zaguye muri Eritrea – BBC News Gahuza

Rockets from Ethiopia’s northern Tigray region hit the capital of neighbouring Eritrea on Saturday, diplomats said, the latest indication that Ethiopia’s internal conflict is spreading beyond its borders.

The strikes in Eritrea came the same day the ruling party in Tigray, the Tigray People’s Liberation Front (TPLF), claimed rocket attacks on two airports in a separate region of Ethiopia.

The attacks exacerbated concerns that a conflict that Ethiopian Prime Minister Abiy Ahmed has vowed would be quick and contained could instead snowball and destabilise the broader Horn of Africa region.

Sorgente: Bombs from Ethiopia’s Tigray region hit neighbouring Eritrea: envoys

Una situazione molto grave dal punto di vista umanitario, rischi di destabilizzazione anche in Somalia, Eritrea e Sudan, la possibilità che lo scontro politico si trasformi in conflitto interetnico con conseguenze anche in altri parti dell’Etiopia. A spiegare all’Adnkronos la gravità della crisi scoppiata nella regione settentrionale del Tigré, è uno dei più attenti studiosi dell’Etiopia, Luca Puddu, della scuola superiore meridionale università Federico II Napoli.

Sorgente: Etiopia, l’esperto Puddu: “Tutti i rischi della crisi del Tigrai”

È la guerra che non ci aspettavamo, o comunque non in un paese il cui primo ministro ha ricevuto l’anno scorso il premio Nobel per la pace. Questo paese è l’Etiopia, secondo stato più popoloso dell’Africa con più di cento milioni di abitanti e considerato come un modello di un ritorno alla vita democratica.

Il 4 novembre il primo ministro Abiy Ahmed ha lanciato un’offensiva militare contro le autorità dello stato federale del Tigrai, nel nord del paese. L’11 novembre Abiy ha annunciato che l’esercito nazionale ha riportato una vittoria totale.

Questa rivendicazione è impossibile da verificare, perché la regione del Tigrai è tagliata fuori dal mondo. Le comunicazioni sono interrotte e i giornalisti non sono graditi. Un indizio arriva però dal bilancio pesantissimo, soprattutto tra i civili.

Secondo Amnesty international nella notte tra il 9 e il 10 novembre centinaia di civili sono stati massacrati a colpi di machete nella località di May Kadra, nella regione del Tigrai. Testimonianze raccolte dall’organizzazione riferiscono però che le vittime non apparterrebbero all’etnia locale, ma ad altre etnie etiopi, e sarebbero state uccise dai miliziani tigrini per vendetta.

Continua a leggere qui: In Etiopia una guerra brutale per scoraggiare le secessioni – Pierre Haski

“Scores and probably hundreds” of civilians have been massacred in the growing conflict in Tigray in northern Ethiopia, Amnesty International says.

Witnesses blamed forces loyal to the Tigray People’s Liberation Front (TPLF) for Monday’s killings but Tigrayan officials have denied that pro-TPLF troops were involved.

Fighting between government forces and the TPLF broke out last week.

Getting information is hard, with phone lines and the internet down.

Sorgente: Ethiopia’s Tigray crisis: ‘Civilians massacred’, says Amnesty International

Amnesty International can today confirm that scores, and likely hundreds, of people were stabbed or hacked to death in Mai-Kadra (May Cadera) town in the South West Zone of Ethiopia’s Tigray Region on the night of 9 November.

The organization’s Crisis Evidence Lab has examined and digitally verified gruesome photographs and videos of bodies strewn across the town or being carried away on stretchers. It confirmed the images were recent and using satellite imagery, geolocated them to Mai-Kadra in western Tigray state (14.071008, 36.564681).

“We have confirmed the massacre of a very large number of civilians, who appear to have been day labourers in no way involved in the ongoing military offensive. This is a horrific tragedy whose true extent only time will tell as communication in Tigray remains shut down,” said Deprose Muchena, Amnesty International’s Director for East and Southern Africa.

Continua a leggere qui: Ethiopia: Investigation reveals evidence that scores of civilians were killed in massacre in Tigray state

Numeri alla mano, di certo non possiamo dire o pensare che la pandemia abbia indebolito la Cina. Nel 2021, il PIL cinese aumenterà quasi dell’8%

Il gigante asiatico ha prestato all’Africa in dieci anni circa 200 miliardi. La maggior parte di questi prestiti sono andati ad Angola, Zambia, Congo, Sudan, Kenya, Etiopia e Camerun. Solo poco più dell’1,5% di questa somma è stato destinato a istruzione, sanità e investimenti immediatamente utili al benessere della popolazione. Il resto è stato versato in blocco per – guarda caso! – trasporto, energia ed estrazione. Secondo l’autorevole fonte del report Bond, Bills and ever bigger Debts, l’Africa Confidential, lo Zambia, nell’incapacità di pagare il debito contratto, s’è vista costretto a trattare la cessione della propria società elettrica alla Cina. Oggi, lo Zambia, è il primo paese al mondo sul punto di dichiarare default a causa della pandemia. E il suo creditore incalza.

Sorgente: Cina, unico paese a crescere nonostante il Covid-19

(…) Molti in questi giorni sottolineano il paradosso che l’uomo premiato con il Nobel per la pace nel 2019 per aver messo fine a un conflitto ventennale con la vicina Eritrea oggi porti la guerra nel suo stesso paese.

In realtà nel corso degli ultimi mesi non sono mancati gli episodi che hanno messo in evidenza come l’elezione di Abiy Ahmed a primo ministro nel 2018 e le politiche che ha adottato da allora abbiano fatto saltare tutta una serie di delicati equilibri politici e tra le etnie (cristallizzati nel federalismo su base etnica sancito dalla costituzione del 1995), approfondendo delle fratture che oggi minacciano la tenuta del paese.

L’omicidio del cantante e attivista oromo Hachalu Hundessa e la strage di civili nel distretto di Guliso all’inizio di novembre sono solo due esempi recenti di come le rivalità intercomunitarie e sociali stiano lacerando il paese. (…). 

Continua a leggere qui: L’Etiopia sull’orlo di una guerra civile – Francesca Sibani

When water is easily accessible to women, it transforms their lives. On average, women and girls around the world spend 200 million hours every day on collecting water. This women-water relationship seems obvious, but it is a personal one for many. Water is time, health and safety to women and girls in rural settings. Following our recent trip to the small town of Sheno, 80 km north of Addis Ababa, the capital of Ethiopia, we wrote this story on how water impacts the lives and livelihoods of women.

Sorgente: Women and water, a very personal relationship

In Covid-19 Emergency: A Look from the Inside