La Cina non è più la più grande fabbrica di abbigliamento dell’Occidente. L’alunna ha infatti imparato molto dal suo maestro e ha fatto tesoro degli insegnamenti ricevuti, visti i mastodontici progetti messi in atto sui territori del continente africano e, soprattutto, in Etiopia.

La Cina non è più la più grande fabbrica di abbigliamento dell’Occidente perché ha appreso e messo in pratica la convenienza dell’outsourcing e dello sfruttamento di un territorio (e una popolazione) che sia costretta a lavorare anche in condizioni precarie.

Sorgente: La Cina trasforma l’Etiopia in un’enorme fabbrica fast fashion 

 

Non è bastata la liberazione di oltre un migliaio di prigionieri politici. Non sono bastate le dimissioni del premier Dessalegn. Non è bastata la dichiarazione di voler aprire un dialogo con le opposizioni, in Etiopia le proteste continuano. In questi giorni diversi media internazionali se ne sono occupati e qui cerchiamo di dare le coordinate di ciò che accade e di cosa c’è in gioco.

Continua a leggere qui: Raffaele Masto, Etiopia: cosa c’è in gioco, 21 febbraio 2018.

Il primo ministro etiopico Hailemariam Desalegn si è dimesso dicendo che sperava di porre fine a anni di disordini e sconvolgimenti politici.

In a televised address, he said his resignation was “vital in the bid to carry out reforms that would lead to sustainable peace and democracy”.

Mr Hailemariam, who has led the country since 2012, also stepped down as chairman of the ruling coalition.

Hundreds of people have died in three years of anti-government protests.

Demonstrations first spread across the country in 2015 amid calls for political and economic reform and an end to state corruption.

Sorgente: Ethiopia PM in surprise resignation

 

La notizia è rimbalzata sui maggiori media internazionali: non si potranno più adottare bambini dall’Etiopia, il Parlamento di Addis Abeba ha votato una nuova legge secondo cui orfani e piccoli abbandonati devono essere presi in carico e curati all’interno del Paese africano e non dagli stranieri. Americani in testa: un’adozione internazionale su cinque negli Usa riguarda un minore etiope (anche Zahara Marley, figlia di Angelina Jolie, viene da qui). Lo Stato governato con il pugno di ferro da Desalegn è tra i primi per provenienza dei piccoli adottati anche in Italia. Sarebbero almeno un centinaio le coppie nel nostro Paese interessate dal dietrofront.

Sorgente: Etiopia, stop alle adozioni In attesa cento famiglie italiane – Corriere.it

Etiopia: l’emergenza fame peggiorerà se non si affrontano le cause alla radice. Nell’Ogaden non piove da 3 anni. 8,5 milioni di persone rischio

Sorgente: Etiopia: l’emergenza fame peggiorerà se non si affrontano le cause alla radice – Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile

Negli anni scorsi l’Etiopia è stato tra i primi Paesi di provenienza dei bambini adottati nel mondo: il report che la Commissione Adozioni Internazionali ha da poco pubblicato afferma che l’Etiopia è il «terzo paese di origine al mondo» ed è passata dai 1.539 minori adottati nel 2004 «a un picco di 4.553 minori adottati nel 2009, per concludere con 1.086 minori adottati del 2014, con una contrazione rispetto al picco del 76,1%». Per quanto riguarda l’Italia nel 2013 l’Etiopia era il secondo paese di provenienza dei minori adottati, con 293 bambini (il 10,4%): nel 2014 sono stati 103 e nel 2015 sono scesi a 97, rimanendo l’ottavo Paese d’origine dei minori entrati in Italia per adozione.

Sorgente: L’Etiopia sospende le adozioni (ma un documento ufficiale non c’è)

Nella immagine inedita, scattata da un 27enne del battaglione fascista, i monaci in attesa della fucilazione

Sorgente: Fascismo: in esclusiva su TV2000 la foto della strage di Debre Libanos in Etiopia – La Stampa

In Etiopia, il Presidente del Consiglio ha decretato lo stato di emergenza per i prossimi sei mesi a seguito delle continue proteste da parte della maggioranza etnica degli Oromo. Le limitazioni alle libertà ai danni della popolazione etiope hanno aumentato le tensioni interne al Paese e il rischio di una guerra civile è sempre più concreto.

Sorgente: L’Etiopia e lo stato di emergenza