La prospettiva biomedica: definizione, classificazione e distribuzione

Per fistola (in latino fistula da findere, fendere) s’intende una lesione di forma grossolanamente tubulare, fornita di un tragitto e di uno o due sbocchi, che mette in comunicazione un tessuto oppure un viscere, una cavità o una superficie dell’organismo, attraverso la qual può defluire una secrezione normale o patologica, in modo continuo o discontinuo. La fistola possiede scarsa o nulla tendenza alla guarigione spontanea[1].

Le fistole sono dunque un canale anomalo di comunicazione che si crea fra due organi o strutture normalmente separate. Esse possono coinvolgere tutti gli organi del corpo e si formano con meccanismo patogenetico diverso. Esistono diverse forme di fistola.

Secondo l’insorgenza le fistole possono essere:

  • Congenite, quando sono presenti fin dalla nascita.
  • Acquisite, quando sono l’esito di un trauma o di un processo patologico.

Secondo la loro posizione possono essere:

  • Interne, quando mettono in comunicazione due cavità interne.
  • Esterne, quando mettono in comunicazione una cavità con l’esterno.

Secondo la loro struttura:

  • Complete, quando sono una comunicazione tra due cavità.
  • Incomplete, quando non è ancora una vera comunicazione.

Per la loro struttura:

  • Uniche o Semplici, quando si ha un unico canale di comunicazione.
  • Multiple o ramificate o pluri-orifiziali, quando si dirama in più canali. Questo avviene quando una fistola crea un nuovo ascesso, favorendo così la formazione di nuovi condotti tubulari che si ramificano da quello primario e sbucano in un altro organo o in un’altra zona esterna della cute.

I casi di fistola incontrati e analizzati durante la mia ricerca riguardano le fistole dell’apparato urogenitale, consistenti in anormali comunicazioni che si stabiliscono tra vescica e vagina (fistola vescico-vaginale), oppure tra uretere e vagina (fistola uretero-vaginale), tra uretra e vagina (fistola uretro-vaginale) e tra retto e vagina (fistola retto-vaginale). Esse si possono formare per le strettissime relazioni di vicinanza che esistono tra tali organi, in seguito a traumi o processi patologici. Durante il corso dell’elaborato queste tipologie di fistole saranno raccolte sotto la denominazione di “fistola ostetrica” perché il trauma che ha portato alla loro comparsa è legato alle complicanze da parto. Infatti, da una prospettiva biomedica, la fistola ostetrica si riferisce a una connessione tra il canale del parto e altri organi interni provocata dalla prolungata pressione della testa del nascituro contro l’osso del bacino. Se il bambino ha una posizione podalica che rende problematica la sua uscita o se è troppo grande per il canale del parto, allora durante la discesa la testa premerà con grande forza contro il tessuto circostante materno e contro l’estremità ossea spinale. L’afflusso di sangue al tessuto circostante viene così interrotto, fino ad arrivare spesso alla necrosi. Dopo alcuni giorni, nella maggioranza dei casi, il bambino nasce morto. Non potendo intervenire sul tessuto danneggiato, si crea un’apertura permanente tra la vescica e la vagina e a volte anche con il retto, portando dunque alla formazione delle fistole e a problemi d’incontinenza. La forma più comune è la fistola vescico-vaginale (o VVF), può verificarsi, tuttavia, anche una fistola al retto (rettale), denominata fistola retto-vaginale o (RVF). La patologia della fistola da parto è favorita anche dai bacini delle donne troppo piccoli, poco flessibili e mal sviluppati per malnutrizione. Infatti, essa interessa un target specifico della popolazione etiope, che racchiude soprattutto le giovani donne comprese in un’età tra i 15 e i 30 anni, appartenenti alle fasce più povere della popolazione, malnutrite, quasi sempre prive di un’istruzione di base e residenti nelle zone rurali del paese, dove la presenza di strutture mediche è scarsa o nulla. Nel rispetto della legge internazionale, molte organizzazioni si battono contro le mutilazioni genitali femminili, considerandole, tra le altre cose, una delle ragioni della fistola ostetrica. Queste tuttavia non sono la causa delle fistole da parto. Esse restano una patologia quasi esclusivamente causata dalla prolungata pressione sui tessuti materni da parte della testa del bambino, da una sua non corretta posizione o dal bacino troppo stretto.

[1] La definizione e la classificazione della fistola sono tratte Dizionario medico, UTET, 2004, e da Salute, 4-Dizionario medico, Edizione speciale per il corriere della sera, 2005, RCS Quotidiani S.p.A pubblicata su licenza di RCS libri S.p.A. Milano.