(…) Molti in questi giorni sottolineano il paradosso che l’uomo premiato con il Nobel per la pace nel 2019 per aver messo fine a un conflitto ventennale con la vicina Eritrea oggi porti la guerra nel suo stesso paese.

In realtà nel corso degli ultimi mesi non sono mancati gli episodi che hanno messo in evidenza come l’elezione di Abiy Ahmed a primo ministro nel 2018 e le politiche che ha adottato da allora abbiano fatto saltare tutta una serie di delicati equilibri politici e tra le etnie (cristallizzati nel federalismo su base etnica sancito dalla costituzione del 1995), approfondendo delle fratture che oggi minacciano la tenuta del paese.

L’omicidio del cantante e attivista oromo Hachalu Hundessa e la strage di civili nel distretto di Guliso all’inizio di novembre sono solo due esempi recenti di come le rivalità intercomunitarie e sociali stiano lacerando il paese. (…). 

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